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Storie del territorio

Podere Castorani: tra storia, passione e innovazione.

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Il viaggio della rubrica Storie del Territorio non si ferma mai: questa volta ci avventuriamo nella storia del Podere Castorani; fatta di approcci ancora squisitamente tradizionali, ma anche di attenzione alle nuove tecnologie, interpretate come chiave di miglioramento delle tradizioni stesse. 

 

La storia del marchio Castorani inizia alla fine del Settecento con Raffaele Castorani, un chirurgo con la passione per la viticoltura. Quali sono le tappe fondamentali dello sviluppo e della crescita del vostro brand?

Innanzitutto è importante sottolineare che si è scelto di conservare il nome storico dell'azienda in onore di una storia secolare che affonda le radici negli anni del Risorgimento Italiano e che ha vissuto gli ultimi fasti durante gli Anni Venti. Raffaele Castorani è poi l'ennesimo vanto abruzzese, dimenticato tra i paragrafi minori della storia ufficiale. Patriota italiano, esule in Francia, viene ancora ricordato per aver dato un importante contributo alle tecniche di intervento chirurgico agli occhi. Dalla rifondazione dell'azienda nel 1999 ad oggi sono passati più di vent'anni e le principali tappe da ricordare sono la realizzazione della nuova cantina inaugurata nel 2006: cantina completamente sotterranea, vinificazioni in vasche di cemento, affinamenti in botti di rovere da 500 litri e gabbioni metallici per l'affinamento dei vini in bottiglia testimoniano un approccio davvero tradizionale alle lavorazioni enologiche. Fruttaia per l'appassimento a temperatura ed umidità controllate, laboratorio di analisi di controllo e altri elementi manifestano l'attenzione alla tecnologia quando questa diventa strumento di miglioramento della tradizione; come la pressa sottovuoto, superba tecnologia italiana. Oggi l'azienda si caratterizza anche per la scelta architettonica di grande impatto in una proiezione completamente aperta ad accogliere i nostri clienti in piccoli o grandi eventi, come nella semplice visita della nostra realtà. Il contesto paesaggistico è di grande suggestione e tutti gli interventi architettonici, ma anche quelli legati alla gestione dei vigneti, sono stati realizzati con grande rispetto per il patrimonio paesaggistico, di cui la Castorani vuole continuare ad esaltare la bellezza. 

 

Come nasce la passione di Jarno Trulli per il vino e il suo legame con Castorani? Sappiamo che la passione per il mondo del vino inizia già da suo nonno... 

La mia passione per il vino arriva dal forte legame con la mia terra e con la mia storia familiare. Il vino era prodotto in modo artigianale da mio nonno, un mercante che ha attraversato le montagne pescaresi ed aquilane nel primo dopoguerra. Vendeva principalmente tessuti, ma all'epoca si vendeva di tutto e si praticava ancora il baratto. Il vino che produceva non lontano dalla sede attuale delle Castorani, veniva portato in montagna dov'era più difficile coltivare la vite e veniva venduto. Per me il legame con questa storia, che hanno vissuto mio nonno Gaetano e mio padre Enzo, rappresenta il desiderio di riannodarmi al percorso che la mia famiglia ha vissuto in quegli anni. Con questo bagaglio di ricordi, quando si è manifestata la possibilità di rilevare il Podere Castorani, io e il socio Lucio Cavuto abbiamo visto in prospettiva la grande potenzialità di questo meraviglioso angolo abruzzese: una terrazza circondata dalle maestose montagne abruzzesi

 

Come si compongono i vostri vigneti, e quali sono le viti coltivate?

Oggi abbiamo potuto ricostruire la consistenza della dimensione dello storico Podere Castorani, così come viene raccontato nelle fonti. L'azienda agricola ha finalmente raggiunto la dimensione di cento ettari, di cui un'ottantina vitati. Conserviamo gelosamente il patrimonio di vigneti storici e parallelamente stiamo facendo nuovi impianti, piantando però piante le cui gemme sono state raccolte dai nostri vigneti migliori. La varietà che caratterizza la maggior superficie vitata è sicuramente il Montepulciano, che enologicamente decliniamo in varie interpretazioni: dal rosè, all'affinamento nel solo cemento, dall'affinamento in botti di rovere, all'appassimento in fruttaia, per ottenere un vino unico che porta il nome in etichetta. 

Il 2020 è stato un anno difficile per il mondo del vino, con una flessione significativa del canale horeca. Ci sono però anche valori positivi, legati alla crescita dei vini biologici e all'esplosione del segmento delle vendite online. Come si pone Castorani in questo scenario?

Ovviamente abbiamo vissuto questo periodo come tutti, subendo la concentrazione e la rimodellazione del mercato. Il posizionamento della nostra gamma di vini è tale da ricadere nel segmento che ha manifestato le maggiori fragilità commerciali. In un contesto in cui i vini che hanno registrato un considerevole aumento delle vendite sono stati i vini molto economici esposti sugli scaffali dei supermercati, il nostro portfolio non poteva entrare in competizione. E' sicuramente vero che il mercato online ha registrato aumenti di vendite a tre cifre e che questo canale è riuscito a privilegiare vini dalla maggiore qualità, quindi anche i nostri hanno potuto beneficiarne. Anche se i numeri sono ancora bassi, la pandemia ha permesso a molti italiani di avvicinarsi a questa dinamica di acquisto, recuperando una parte del gap rispetto a tutti gli altri paesi europei ed extra-europei, che ci rendeva un popolo ancora molto scettico nell'acquistare vino online. Sui mercati internazionali, che caratterizzano la maggior parte delle nostre vendite, abbiamo potuto difenderci egregiamente, segno che gli anni di lavoro precedenti la pandemia avevano permesso al nostro brand una importante visibilità. Purtroppo però la pandemia ha rallentato un percorso di crescita che nel 2019 ci poneva in forte crescita. Considerando che negli ultimi due anni sono stati cancellati tutti gli eventi fieristici, le principali manifestazioni enologiche, che il turismo ha subito un colpo durissimo e che le misure di prevenzione hanno reso impossibile organizzare eventi in cantina, siamo comunque ottimisti rispetto a quanto siamo riusciti a fare e soprattutto a quello che prevediamo per il futuro.